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Come affrontare l’allontanamento dei figli: il nido vuoto

da | Mar 10, 2020

In genere, i figli, quando acquistano una certa autonomia e indipendenza, soprattutto economica, tendono ad andare via di casa; questo fenomeno viene denominato nido vuoto, ovvero quando la casa dei genitori rimane appunto “vuota”.

Oggi si è protratto, rispetto a qualche anno fa, il tempo in cui i figli lasciano la casa natia, questo a causa delle sempre maggiori difficoltà economiche delle nostre società attuali. Generalmente l’abbandono del cosiddetto nido domestico coincide con il pensionamento dei genitori.

A volte, i genitori non sono pronti a questo avvenimento, vorrebbero che il figlio rimanesse con loro per altro tempo. Magari a volte tendono anche ad ostacolare la sua libertà e indipendenza, tendono a tarpargli le ali.

Ma forse, voler bene ad un figlio significa proprio lasciarlo libero di fare le sue scelte, dargli l’autonomia di cui ha bisogno, con la consapevolezza di stare sempre lì ed essere un punto fermo per lui, di essere quella base sicura a cui il bambino ha fatto sempre riferimento da piccolo.

Sensazioni legate al nido vuoto

Appena un figlio, o più di uno, va via di casa, si provano varie sensazioni ed emozioni, anche contrastanti. Dalla malinconia alla solitudine, al pensiero che quello che è stato fino ad ora non sarà più così, al senso di vuoto, alla tristezza, all’ansia legata a questo particolare momento della vita della coppia genitoriale.

Il genitore, soprattutto nei primi tempi, magari andrà in camera del figlio e ripenserà ai momenti passati lì con lui, quando era piccolo: questa esperienza può portare ad uno stato di malinconia, ripensando appunto ai momenti passati.

Oggi si tende a parlare di sindrome del nido vuoto, un’espressione coniata da psicologi e sociologi negli anni ’70, che sta ad indicare lo stato di abbandono e tristezza che molti genitori soffrono quando i figli vanno via di casa. Spesso è soprattutto la madre che vive questa situazione, in quanto è maggiormente presente non solo in casa, ma anche nella vita dei figli.

Come detto precedentemente, si mette in dubbio quella che era stata fino ad ora la stabilità e l’armonia familiare, cambia l’assetto della famiglia, la funzione della coppia genitoriale muta, da un sostegno ed un accudimento in senso stretto ad un supporto, come dire, a distanza.

D’altro canto, però, i genitori saranno fieri e orgogliosi di vedere che il proprio figlio è diventato autonomo, è ormai in grado di camminare per la sua strada senza più la loro presenza costante.

Kahlil Gibran diceva:

“I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni. Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri. Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane. Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.

Piccoli cambiamenti precedenti al più importante

Quanto più il ragazzo è autonomo, tanto più è stata supportata la sua autonomia e la sua indipendenza nei momenti della sua crescita. Già quando mamma e papà hanno portato il proprio bimbo il primo giorno al nido, hanno provato un’infinità di sensazioni ed emozioni, un misto di gioia e tristezza, gioia nel vedere il proprio bimbo andare per la sua strada, e tristezza per il distacco, per qualcosa che cambia. E questo ad ogni inizio di un nuovo ciclo, quando il figlio andrà per la prima volta in vacanza da solo, fino alla laurea e al matrimonio; tutti episodi che aiutano il bambino prima, e il ragazzo poi, a costruire la sua identità e la sua autonomia, supportato da due genitori che lo guidano e sostengono nelle sue scelte, lasciandogli la libertà di fare i propri errori e le proprie esperienze, senza privarlo di sperimentare quello di cui ha bisogno per crescere in autonomia.

Questo per dire che l’andare via di casa del figlio è l’ultimo  degli episodi che portano un ragazzo, che prima è passato per varie sperimentazioni, all’acquisizione della vera indipendenza. E sta nella capacità del genitore aver il giusto equilibrio tra il sostenere il figlio e il lasciarlo andare.

Tornare ad essere soli, una coppia nel nido vuoto

Chi prima chi dopo, la maggior parte dei ragazzi, in diverse età e per varie scelte, affettive o lavorative, decidono di andare per la loro strada.

I genitori, a questo punto, sono costretti a cambiare i propri equilibri, e proprio la quotidianità in senso stretto. Questo passaggio è uno dei più importanti all’interno del nucleo familiare. E’ come se i genitori vivessero un piccolo lutto, l’uscita di casa del figlio, che devono rielaborare col tempo.

Questa, però, può anche essere un’occasione per riscoprire interessi che erano stati sopiti a causa dell’educazione e degli impegni legati ai figli. Questa fase della vita può essere per i genitori, così come per i figli, un nuovo inizio. Se un figlio va per la sua strada probabilmente si è fatto un buon lavoro.

Frequentare un corso di ballo, seguire i propri hobby, forse è questo il momento ideale per farlo. Si coltivano nuovi interessi. E anche la coppia in questo momento cambia, si torna di nuovo “soli”, si scopre una nuova intimità ed affettività, si ha più tempo per se stessi.

Come detto, magari questo periodo coincide con il pensionamento. Si può vivere un momento di smarrimento, come se non si sapesse più cosa fare, si potrà provare solitudine. Ma si acquisirà un nuovo equilibrio, si troverà una nuova quotidianità riempita di altri interessi.

E magari, si diventerà anche nonni, cosicché il nido familiare tornerà ad essere pieno, ma in una modalità diversa. Con i nipoti non si hanno gli stessi doveri che si hanno con i figli, non si sente la stessa responsabilità di educarli, si possono anche viziare un po’, e riempiranno nuovamente le giornate dei nonni e della coppia, in modo diverso.

A livello psicologico quello che il genitore e la coppia genitoriale si trova a fare, è cambiare proprio il ruolo in cui si era identificato fino ad ora, quello di accudimento e di cura in senso stretto.

Probabilmente in tutti questi cambiamenti la donna si sente più coinvolta emotivamente, proprio perché riveste un ruolo preponderante all’interno del nucleo familiare.

Riequilibrare la coppia può essere difficile in quelle relazioni che magari andavano avanti e avevano trovato una sorta di stabilità grazie ai figli. Ma quando magari questi vanno via riemergono problematiche che erano state sopite fino ad ora, e che possono far entrare il rapporto in crisi. Forse, in questi momenti è più complicato gestire la situazione e trovare una nuova stabilità.

Come detto, si mette in discussione il ruolo genitoriale, che cambia. Si costruisce una coppia con una nuova identità, che ha trovato un suo equilibrio. Magari, ora che si è in due, si può tornare a viaggiare, a pensare un po’ di più a se stessi e al proprio benessere.

Però, magari, si può non riuscire a trovare da soli questo equilibrio. La coppia genitoriale vive delle problematiche che non riesce a superare da sola, il partner sente che l’altro non è in sintonia. Il nido vuoto ha portato a sensazioni di tristezza e solitudine che non si è in grado di colmare da soli.

Se anche tu senti di non avere stabilità in questo momento della tua vita, di vivere questa situazione con pesantezza, puoi contattarmi per una consulenza, o on-line o in studio.

2 Commenti

  1. Michela

    Grazie per questo articolo molto ben fatto e rasserenante

    Rispondi
    • Laura Ciuffini

      Grazie a lei per l’apprezzamento!

      Rispondi

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