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Coronavirus: vissuto ed emozioni ad un anno da inizio pandemia

da | Mar 30, 2021

La situazione che stiamo vivendo ormai da un anno legata al Covid, inizia ad essere pesante per tutti noi; è come se dopo tutto questo tempo non si vedesse ancora la luce in fondo al tunnel. Come  stiamo reagendo a livello emotivo a tutto ciò, ad un anno da inizio pandemia?

 Siamo tutti stanchi, stanchi di vivere una condizione a tratti surreale, che sembra riprodurre scene di alcuni film. Il virus ci ha messo di fronte ad una grande verità, che fino a poco fa forse ignoravamo: noi umani non possiamo avere tutto sotto controllo, non siamo onnipotenti, anzi siamo piuttosto piccoli di fronte all’immensità della Natura e dell’Universo. Tutto il nostro vissuto attuale, la paura del virus in sé, l’incertezza per il futuro, la situazione economica non di certo rosea, l’isolamento e la mancanza di relazioni sociali, potrebbe portare alla comparsa di una serie di sintomi come paura e ansia. La paura del virus in sé è normale, in quanto magari potremmo aver paura di essere contagiati o di contagiare i nostri cari.

Le emozioni presenti in questo momento

Il Covid-19 sta mettendo alla prova tutti noi: viviamo un senso di smarrimento e preoccupazione, e l’ansia e la paura, come detto, potrebbero prendere il sopravvento. Potremmo avere difficoltà nella gestione delle nostre emozioni e dei nostri stati d’animo, potremmo provare angoscia, sentirci soli, avere la sensazione di non trovare via d’uscita dalla condizione che stiamo attraversando.

Le ferite come aperture verso il nostro mondo interiore

La nostra vita, così come era prima, probabilmente non tornerà più: il Covid lascerà una ferita dentro ognuno di noi, una ferita aperta che ha bisogno di essere letta. Un famoso psicanalista, Aldo Carotenuto, diceva: “La propria ferita possa diventare la feritoia attraverso la quale guardare al proprio e altrui mondo interiore”. Una ferita aperta fa male, è dolorosa, ma invece di scacciare questa sofferenza e rifiutarla, proviamo a guardarci dentro. La ferita, come una feritoia, come dice Carotenuto, è un piccolo varco che ci consente di affacciarci sul nostro mondo interiore, così da esplorare ed cercare di scoprire la parte più profonda, segreta e misteriosa di noi stessi. Questa ferita può essere una fessura, uno spazio in cui guardare dentro e fuori di noi, una spaccatura attraverso cui può esserci un intercambio tra il dentro e il fuori.

Possiamo quindi trasformare questo dolore, la ferita che questo virus ha lasciato e lascia dentro ognuno di noi, in un momento di crescita interiore e di scoperta di noi stessi, per superare questo momento con maggior consapevolezza e conoscenza delle nostre interiorità psichiche più profonde.

Vivere nel qui ed ora

Il futuro fa paura, quindi, invece di proiettarci in un tempo che verrà, rimaniamo attaccati al presente, al qui ed ora della nostra quotidianità. Magari sì, perché no, facendo dei progetti, avendo sempre viva in noi la progettualità per qualcosa che ci interessa, che però che si può creare già partendo dall’oggi, e che può continuare più in là.

Impariamo a prendere contatto con la nostra interiorità e con le nostre emozioni

I momenti di crisi, come questo, in genere dovrebbero insegnare qualcosa a tutti noi. Forse sono delle opportunità che la vita ci offre per migliorare noi stessi, il nostro mondo interiore e anche il nostro mondo relazionale.

Come possiamo accogliere le nostre emozioni e provare a superare, o almeno a vivere più serenamente, questo momento così delicato per tutti noi? Come rimanere connessi alla nostra interiorità e al nostro mondo emotivo?

Connetterci alle nostre emozioni ci permette di non sentirci smarrirci e persi, come potrebbe essere in questo momento. Impariamo ad ascoltare il nostro corpo e i segnali che ci manda, noi non siamo abituati a farlo, e ad entrare in contatto con le emozioni, cosicché se ne abbiamo consapevolezza, se le accogliamo le riusciamo a gestire. Se invece cerchiamo di scacciarle e di non farle nostre ci facciamo sopraffare e saranno loro che prenderanno il sopravvento e ci gestiranno, e noi non le riusciremo a controllare, e saremo in balia delle nostre emozioni.

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