Il vissuto d’ansia: la mia esperienza
Sono 8,5 milioni gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sofferto di disturbi d’ansia, la patologia psichiatrica più comune nel nostro Paese.
Nella mia esperienza ho potuto notare che l’ansia è presente nella maggior parte delle persone: uno stato di malessere che compare senza un motivo preciso, anche se la nostra vita ci sembra soddisfacente.
Oggi ti voglio raccontare la mia esperienza: nella vita sono sempre stata una persona un po’ apprensiva, a scuola, all’università, nei lavori che ho fatto da universitaria e nella vita in generale.
Da ragazza davo la responsabilità delle mie paure e delle mie insicurezze a mia madre, ma con il tempo ho capito, grazie anche a quello che ho studiato e alla mia esperienza con un percorso di psicoterapia, che non è così.
Jung, uno psicologo, diceva: “…Ma non importa quanto genitori e nonni possano aver peccato nei confronti del bambino, l’uomo veramente adulto accetterà questi peccati come la propria condizione con cui bisogna fare i conti. Solo un folle è interessato alla colpa di altre persone, dal momento che non può modificarla. L’uomo saggio impara solo dalla propria colpa. Egli domanderà a se stesso: chi sono io che debba capitarmi tutto ciò? Per trovare la risposta a questa fatale domanda egli guarderà dentro il proprio cuore”.
È stato soprattutto il periodo universitario quello in cui ho fatto i conti maggiormente con la mia ansia e le mie paure: il bisogno di avere l’approvazione dei genitori per la carriera universitaria, un’acquisita indipendenza, la costruzione di un futuro personale e professionale. Io, che dovevo avere tutto, tutta la mia vita sotto controllo…oggi dico, impossibile!
Pensare che tutto nella nostra vita sia perfetto è fuorviante, si dimentica chi si è davvero, no si dà ascolto alla propria anima.
Questo mio bisogno controllo mi portava ad essere ansiosa ed avere paura: che ne sarà del mio futuro? Realizzerò i miei sogni e i miei progetti?
Il picco d’insorgenza dei disturbi d’ansia abbraccia un periodo che va dall’adolescenza a circa i 35 anni: quando appunto si è giovani, si sta costruendo una nuova indipendenza e si ha tutto il futuro davanti.
Se oggi potessi parlare alla Laura di allora, un po’ ingenua, sognatrice, le direi di stare nel “qui e ora”, come dico anche ai miei pazienti. Vivi il presente, goditi ogni attimo: pensare intensamente al futuro innesca paure e preoccupazioni difficili da gestire.
Sì, anche io penso di essere stata limitata nella mia vita dall’ansia e dalle mie paure: ho sentito il mio cuore battere a mille, le mani sudare, il fiato corto e la gola stretta.
Quando i pazienti mi dicono “chi non lo prova non può capire”, li comprendo benissimo.
Perché oggi ti ho voluto raccontare la mia esperienza? Perché, anche se ero una studentessa in Psicologia, e un percorso di terapia l’avrei iniziato a prescindere, ad un certo punto ho capito che rivolgermi ad un terapeuta mi avrebbe aiutata, non solo a gestire la mia ansia e le mie difficoltà, ma a guardare dentro me stessa, ed imparare a non pretendere troppo da me e non essere troppo severa.
La paura è la più forte sollecitazione ad ascoltare noi stessi, non la dobbiamo combattere: dobbiamo imparare ad accoglierla.
Oggi, ogni volta che sento di essere ansiosa, mi fermo un attimo, ascolto il mio corpo, lascio fluire l’ansia senza oppormi, la accolgo e mi chiedo: “Perché ora sto provando questa sensazione? Cosa mi vuole dire?”
Se ne hai voglia puoi condividere anche tu la tua esperienza, sono qui per ascoltarti.
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