L’archetipo Artemide
Artemide, una delle tre dee vergini, è un archetipo che rappresenta nella psiche di una donna un senso di integrità, di completezza, mostra spirito d’indipendenza, capacità di badare a se stessa e di funzionare da sola ed è fiduciosa di sé. Questo archetipo consente alla donna di sentirsi intera senza un uomo, di perseguire interessi e un lavoro che la appassionano, senza bisogno dell’approvazione maschile.
Le qualità Artemide si manifestano da subito. In genere la bambina Artemide ha un’attenzione concentrata sugli oggetti nuovi, si fa assorbire da un compito scelto da lei. Artemide porta la bambina a esplorare nuovi territori già da quando sta imparando a camminare: da quando riesce a stare in piedi e a scendere dal passeggino è spinta ad entrare in un mondo più vasto.
Artemide difende con forti sentimenti le cause e i principi che sostiene. Spesso lotta in difesa dei più piccoli, si impegna ad aiutare chi subisce torti dicendo con impeto: “Non è giusto!”.
La ragazza Artemide che cresce in una famiglia che favorisce i figli maschi, che dà loro maggiori privilegi e esige magari minor impegno nelle faccende domestiche, non accetta remissivamente questa disuguaglianza, ma chiede la parità.
I genitori
La donna Artemide spesso ha una mamma (come Leto, mamma di Artemide) che l’ha teneramente amata da sempre e un papà, che come Zeus l’ha approvata e l’ha aiutata a mettere in pratica il suo potenziale. Probabilmente entrambi i genitori così facendo le hanno permesso di percorrere con sicurezza la sua strada, di accettarsi come persona e di sentirsi contenta di essere donna.
Per questa donna è importante l’approvazione paterna, le permette di mettersi in competizione e raggiungere i propri scopi con successo. Molti padri che sostengono le figlie assomigliano a Zeus; padre e figlia hanno interessi condivisi e somiglianze che egli riconosce e incoraggia. La campionessa di tennis Chris Evert Lloyd, ad esempio, fu allenata da un padre favorevole a quello sport, che le regalò una racchetta quando aveva soltanto sei anni.
Quando entrambi i genitori si dividono alla pari la cura dei figli e le faccende domestiche, e quando entrambi lavorano, la figlia Artemide ha un modello di crescita che le consente di sviluppare e dare valore alle proprie qualità archetipiche, e può farlo senza dover pensare che non siano compatibili con un rapporto di coppia o con la maternità.
Il problema sorge quando i genitori criticano o rifiutano la figlia Artemide perché non rispecchia quello che si aspettavano. La madre che avrebbe desiderato una figlia placida e tenera, e che si ritrova invece una bambina attiva, può esserne delusa. Anche a tre anni la “signorina indipendenza” non vuole stare a casa con la mamma; preferisce giocare fuori con i ragazzi più grandi. E non le piace vestirsi con abitini “da bambina” o farsi bella per le amiche della madre.
Crescendo, quando Artemide vuole fare qualcosa che richiede il consenso dei genitori, può trovare opposizione. Griderà di protesta quando i maschi ottengono un permesso e lei no perché è una ragazza, e se queste non servono a nulla si ritirerà risentita. Opposizione e disapprovazione possono intaccare la sua autostima e la fiducia in se stessa, soprattutto se il padre, che lei ammira, la critica perché non si comporta da signorina, non la tratta come la figlia prediletta, ma anzi critica o disprezza le sue idee e capacità.
Padri che ostacolano le figlie Artemide fanno sì che la donna mantiene all’esterno un atteggiamento di sfida, ma internamente si sente ferita. La figlia Artemide si mostra forte e insensibile a quello che lui pensa, ma non è così. Il risultato di ciò è una donna che vive un conflitto rispetto alle proprie capacità e che spesso si auto danneggia e nutre dei dubbi su di sé. Nonostante a livello superficiale si sia contrapposta con successo al potere di un padre che intendeva limitare le sue aspirazioni, ha assimilato nella sua psiche l’atteggiamento critico di lui. Nel profondo di sé lotta con sentimenti di inadeguatezza, realizza meno di quanto sia capace di fare, e anche quando ha successo si sente inadatta.
Questo modello è il prodotto culturale di famiglie e culture che considerano maggiormente i figli maschi rispetto alle femmine.
Una figlia Artemide può avere una madre che è considerata dalla figlia stessa passiva e debole, perché depressa o vittima dell’alcol o di un matrimonio infelice, o immatura. Molte figlie Artemide che rientrano in questa configurazione madre-figlia spesso dicono di essere loro le mamme nella relazione. Queste figlie possono provare tristezza per non aver avuto una madre più forte e per non essere esse stesse abbastanza forti da cambiare la sua vita.
La figlia Artemide svaluta e manca di rispetto alla debolezza della madre, e questo rafforza le qualità da dea vergine. È decisa nel voler non assomigliare alla madre, reprime i sentimenti di dipendenza, non esprime la propria vulnerabilità e giura a se stessa di essere indipendente.
Una figlia Artemide tende a respingere una madre il cui ruolo principale è stato quello tradizionale, rifiuta l’identificazione con lei e tutto quanto viene considerato femminile: ricettività, tenerezza, desiderio del matrimonio e della maternità.
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