Le tre dee vergini della mitologia greca sono Artemide, dea della caccia e della luna; Atena, dea della saggezza e dei mestieri; Estia, dea del focolare e del tempio, che personificano rispettivamente gli aspetti di indipendenza, di attività e di non-rapporto propri della psicologia della donna.
Artemide ed Atena sono archetipi orientati verso l’esterno e la realizzazione, mentre Estia è rivolta al mondo interno. Tutte e tre rappresentano nella donna spinte interne a sviluppare i propri talenti, a cercare di raggiungere i propri interessi, a risolvere i problemi, a confrontarsi con gli altri, ad esprimere se stesse a parole o attraverso forme d’arte, a mettere ordine nell’ambiente che le circonda, o a condurre una vita contemplativa.
Una donna che ha un’affinità con una delle dee vergini si sente a casa quando è immersa nella natura, si diverte a scoprire come funziona una cosa e gode della solitudine.
L’aspetto della dea vergine rappresenta quella parte della donna che un uomo può non riuscire a possedere né “penetrare” mai, che non ha bisogno dell’approvazione di un uomo, ma che esiste di per sé. Vivere secondo un archetipo vergine non significa che la donna lo sia fisicamente o in senso letterale, ma un’importante parte di lei è “vergine” in senso psicologico.
Il termine vergine significa incontaminata, incorrotta, pura e non manipolata dall’”uomo”. All’interno di un sistema religioso in un’epoca storica dominata da divinità maschili, queste dee sono eccezioni. Non si sono mai sposate, non sono mai state possedute, sedotte, violentate o umiliate da divinità maschili o da esseri mortali. Soltanto loro, tra tutti gli dèi, le dee e i mortali, sono rimaste indifferenti al potere irresistibile di Afrodite, dea dell’amore che accende la passione e suscita sentimenti appassionati. Non erano spinte dall’amore, dalla sessualità o dall’infatuazione.
L’archetipo della dea vergine
Quando una dea vergine è l’archetipo dominante, una parte importante della psiche di una donna “non appartiene a nessun uomo”. La donna “vergine” non fa le cose per il desiderio di piacere, essere gradita o approvata, o per piacere a qualcuno. A prescindere da ciò che pensano gli altri, una donna siffatta segue i propri valori interni, fa ciò che per lei ha senso e la realizza.
Da un punto di vista psicologico, la dea vergine è quella parte della donna che non viene mai manipolata né dalle aspettative sociali e culturali collettive (di matrice maschilista), né dal giudizio di un uomo. E’ un aspetto che la donna custodisce sacro ed inviolato, rimane intatto ed incontaminato perché lei non lo rivela, o lo esprime senza alterarlo per adeguarsi ai modelli maschili.
L’archetipo della dea vergine può manifestarsi come quella parte della donna che apertamente o segretamente è femminista, attraverso gruppi femminili di autocoscienza, il culto di una dea sulla cima di una montagna, cliniche per donne e gruppi dove si eseguono lavori femminili.
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